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Un paio d'atti, uno uguale all'altro, col medesimo finale: Godot non verrà più stasera, ma certamente domani. E il sipario cala sui due mendicanti che, immobili, attendono ancora. L'attesa della crescita può essere paragonata a quella che i due protagonisti, Vladimiro ed Estragone, provano nel testo teatrale di Samuel Beckett, "Aspettando Godot", una riuscitissima commedia messa in scena per la prima volta nel 1952. L'opera si svolge in un tempo congelato e quel Godot, da cui i due mendicanti sperano in una vaga sistemazione, non arriva mai. Come Godot, anche la crescita viene evocata dalle Istituzioni, dal Governo, dai cosiddetti "corpi intermedi", ma alla fine non arriva mai, come se il tempo si fosse fermato. La realtà è che il tempo attuale si caratterizza con cambiamenti improvvisi e repentini, riducendo gli attori coinvolti a rincorrere mutazioni determinate. Tra questi attori, il sindacato viene ultimamente rappresentato come un soggetto intermedio di rappresentanza, di cui si potrebbe anche fare a meno nella rincorsa a un tempo migliore. Insomma, la dicotomia tra tempo immobile e tempo veloce è tutta caratterizzata dalla percezione di una ripresa che non c'è e dall'anelito a creare le condizioni affinché possa esserci. Se questo è il contesto, è necessario che anche il sindacato sappia indicare una o più proposte che sappiano guardare allo sviluppo del Paese.